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braccia, e i due bimbi, ciechi per la furia, inciamparono in lui e gli caddero addosso, aggrappandoglisi alle maniche della giacca.
— Dove si corre? Dove si corre? - Bindo chiese, continuando a ridere e tenendo fermi in una mano i due polsi uniti di Ermanno e nell'altra i due polsi uniti di Serena.
Ermanno ubbidì alla stretta, ma Serena si divincolava, menando calci all'aria con le scarpettine bianche.
— Eh! Eh! quanti capricci ha oggi la miss di Nuova York! - Bindo Ranieri esclamò, sollevando la bimba e tenendola sospesa. - Guarda, che ti butto in cima alla torre del Moro!
— Vogliamo vedere la processione! - Ermanno disse, scuotendo i polsi, eccitato anche lui dall'esempio ribelle di Serena.
— Sta bene, ma per vedere la processione non c'è bisogno di cacciarsi tra la folla dei villani. Si resta qui, all'ombra, e si aspetta che la processione passi. Un pochino di pazienza; che diamine!
— Brutta la pazienza! - Serena gridò, rossa per la collera, e le sue mani sguisciarono dalla mano grande di Bindo, ed ella fuggì al galoppo serrato, piegando nel corso le gambe sottili, mentre le ali bianche del cuffiotto si gonfiavano e svolazzavano i nastri della bionda treccia.
Ermanno, con uno strattone, si liberò anche lui, raggiunse Serena, e i bimbi scomparvero in via del Duomo, inseguiti dal povero Titta, di cui