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divina gli occhi mortali sulle magnificenze del Paradiso, tanto la gloria di Cristo le appariva in quelle pitture circonfusa di verità e di grandezza. Ma, a poco a poco, ella distolse l'occhio da quella soavità di colori per assorbirsi interrorita nelle figurazioni terribili del Signorelli.

La predicazione dell'Anticristo non le incuteva paura, ed ella guardava con occhio beffardo uscir dal tempio a colonne le turbe sedotte, per affollarsi intorno a colui che è mandato sulla terra a predicare parole di menzogna. L'Anticristo poteva ben somigliare nelle vesti, nella chioma, nella barba al divino Maestro, poteva benissimo esporre parabole, ammantandosi di falsità. Domitilla Rosa lo avrebbe riconosciuto subito con la chiaroveggenza del suo cuore amante e lo avrebbe irriso, proclamando al suo cospetto la verità unica dell'unico Figliuolo di Dio.

Ma la figurazione dell'Inferno l'annichiliva, ed ella sentiva nelle proprie membra lo scottar di quel fuoco inestinguibile; sentiva le braccia paralizzate dalle corde con le quali i demoni avvincono i dannati, e la cute le si arricciava pel bruciore dell'alito di un demonio scarmigliato, che lacera e squarta un peccatore urlante, in quella che un altro peccatore prono abbassa la cervice sotto la pressura di un altro demonio. Quale spavento! Quale ambascia! Quanto implacabile è la giustizia di Dio! Domitilla Rosa celò il viso tra le pieghe del velo per sottrarre l'occhio allo scempio di quelle membra mutilate, contorte