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e le tirò piano la treccia, schiudendo al riso nell'atto le labbra pallide.

La bimba si volse, imbizzita, pronta alla collera: ma, veduta la zia, l'abbracciò ai fianchi e mandò esclamazioni di gioia.

— Dove hai dormito questa notte, farfallina? - Domitilla Rosa interrogò.

— Ho dormito da Villa, che mi ha regalato il vestito bianco e anche le scarpe. Guarda - e nella furia di mostrare a un tempo i due piedini calzati a nuovo, la bimba cadde seduta in terra, ma senza nemmeno toccar la polvere tanto fu presta a rialzarsi.

Villa Ranieri accorse dall'uscio della sua bottega per dare un bacio a Serena e fornire spiegazioni a Domitilla Rosa.

— La piccola ieri sera mi si è addormentata qui, in negozio, e l'ho tenuta con me.

Domitilla Rosa approvò con gesto del capo e Villa soggiunse:

— Bisognava sentirla, poco fa, quando l'ho vestita. Gridava più forte de' miei canarini ed ha voluto mirarsi in tutti gli specchi.

— Una farfallina del buon Dio! - disse Domitilla Rosa, crollando la testa dolcemente e guardando Serena, la quale, diritta nell'ombra della torre, scherniva Maurizio, lo stupidone, che in quel momento batteva il martello sulla campana e segnava otto ore.

Villa Ranieri, donna ancor giovane dai capelli ricciuti e bianchi, dagli occhi vividi e scuri, tornò