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Ermanno la guardò stupefatto. Quando mai egli se l'era scelta la sua santa carriera? E chi mai aveva imposto a sua madre il sacrificio di metterlo in seminario? Disse con impazienza:

— Sentiamola dunque la tua idea.

— Avrei pensato di ritirarmi dentro un convento per dedicarmi con tranquillità alle cose dell'anima. Tu provvederesti alle mie poche spese e io ti lascerei l'uso intiero del patrimonio.

Ermanno scattò. L'egoismo inconsapevole di sua madre lo rendeva egoista.

— E io? Hai pensato che io non avrò famiglia, non avrò casa? Uscito dal seminario, dove potrei andare? Chi avrebbe cura di me? Se io ammalassi dovrei languire solo, come un lebbroso?

Ella rispose dolcemente:

— No, Ermanno, a questo io non avevo pensato.

— Ebbene, bisogna pensarci - egli affermò con durezza. - Fra te e me corrono appena diciotto anni; tu puoi dunque vedermi invecchiare.

— Io volevo ammassar bene per la vita futura. Avrei pregato per te.

Ermanno sollevò le spalle con violenza sprezzante:

— Pregare! Pregare! Si prega lavorando, alleviando miserie! Fa del bene, muoviti, agisci. I Montemarte erano gente di azione. Perchè smentisci il tuo sangue? - e, alzandosi concitato, si dette a camminare per la stanza, sdegnoso di menzogne,