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— Non ho la pace dell'anima, monsignore, e senza la pace dell'anima, il resto è vanità.
-Sapete in che cosa consiste la pace dell'anima, figliuolo? Consiste nell'equilibrio fra noi e il nostro ambiente; consiste sopratutto nella esplicazione completa delle nostre migliori facoltà - tacque, esitò, gli strinse forte la mano e, come cercando a una a una le parole, proseguì con lentezza, acciocchè nulla di quanto egli voleva dire sfuggisse al discepolo:
— Non bisogna ostinarsi, figliuolo. Se taluno vi ha spinto a percorrere una strada, asserendovi che quella era per voi la strada migliore, e se anche dopo lungo cammino, anche presso la mèta, vi sorgesse il dubbio che altre vie ci sono, per le quali il vostro passo è più adatto, bisogna avere il coraggio di tornare indietro. Guai, guai a ostinarsi per puntiglio o pigrizia? Sarebbero in avvenire battaglie infeconde al cospetto di voi stesso, sconfitte e vittorie, dove il meglio delle vostre forze andrebbe disperso.
Ermanno, attonito, lo contemplava in silenzio.
La fronte di monsignore, diventata più vasta per la recente calvizie, si contraeva, si distendeva nell'ondeggiare tumultuoso dei pensieri, liberi finalmente per la insolita concitazione dell'anima; sopra le gote, devastate da solchi profondissimi, fiammelle di rossore guizzavano, e la voce, la bella voce pastosa, dal puro accento senese, oscillava nello sforzo di contenere le parole e misurarle.