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da monaci asceti in lotta contro le astuzie di Satana? I monaci s'imponevano allora penitenze spaventose, scavandosi buche sotterra, a guisa di fiere, e quivi si maceravano, cibandosi di radici amare e mischiando l'acqua fangosa degli orci con le copiose lacrime della contrizione. Così pensava Ermanno, mentre nubi di fuoco galoppavano da oriente per l'ampiezza tranquilla dei cieli e si disperdevano, lasciandosi dietro solchi di petali rosati; così pensava Ermanno, e affrettava il passo per non lasciarsi raggiungere dalla parte cosciente di sè, ch'egli sentiva fraterna e vigile sulle proprie orme e che talora l'obbligava a sostare per contemplare la grazia infantile di un fiorellino sbocciato coll'alba o per ascoltare il chiacchierio delle fronde, che si dicevano la pacata letizia di accoglier fra loro i primi raggi del sole. Ermanno era infelice; due coscienze si dibattevano in lui, due volontà in lui si contrastavano il dominio, e nessuna valeva ad imporsi. Ed egli vagolava senza indirizzo, ora sciogliendo fieramente il volo per gli spazi raggianti dell'idea, ora abbattendosi impaniato.

Giunse nella sua villa che tutti ancora dormivano, chiuse rabbioso le imposte, perchè raggio di luce non riuscìsse a insinuarsi e fu vinto dal sonno.

Quando si svegliò, dopo molte ore, si sentiva placato e tutto in signoria della sua balda giovinezza, che gli trasfondeva impeto e forza. Spalancò le finestre e stupì nel vedere il sole già alto, a sommo del cielo. Era mezzogiorno? Guardò