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Ermanno le porse il suo; ella vi nascose la faccia e cominciò a singhiozzare.

Ermanno non sapeva che cosa dirle per infonderle coraggio.

Con la punta delle dita le toccò i capelli e le tirò piano un ricciolo; faceva così quando erano piccoli ed egli voleva consolarla di qualche dispiacere. Serena, come quando erano piccoli, smise di singhiozzare e si asciugò le gote.

— Non disperarti, Serena.

— No, no, non mi dispero.

— Allora perchè piangi?

— Perchè zia Domitilla Rosa è là, nel suo letto, e non si muove. Ieri, a quest'ora, mi chiamava. Adesso non mi chiama più. La sua voce è morta; tutto è morto in lei; questo mi dà passione.

Nuovamente egli non seppe dirle nulla.

Tacquero, e la campagna taceva con essi.

— Cosa farai? - egli le domandò.

— Non so ancora, non ci ho pensato bene. Ci rifletterò domani.

— Ti trovi sola al mondo - Ermanno disse.

Serena lo guardò con occhi di stupore.

— Perchè mi dici così?

— Perchè al mondo non hai nessuno, povera Serena.

— E tu? - ella gli chiese, posandogli sul braccio una mano Ermanno rimase colpito da quelle parole semplici. Oh! certo egli doveva proteggerla, la sua cara, piccola compagna.