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— Sì, ricordo; sì ricordo; mi lasci.

— Bella Italia! - Fritz Langen mormorò commosso profondamente, com'egli si commoveva; ossia ridendo in atto di schernirsi.

— Ricorda la gita etrusca di Settecamini? Ho viaggiato molto, ho visto i panorami più grandiosi; ma quella spianata in primavera, col Duomo rosso lontano e lei accanto, vestita di viola, mai niente di simile ho potuto rivedere. Quando ci pensavo mi faceva male.

— Tutto ricorda lei - Vanna disse con riconoscenza.

— Prego! Prego! Tutto ho scritto in italiano sopra un mio libro. E ogni tanto rileggo. So a memoria queste cose.

— Dio mio, dodici anni! - ella ripetè crollando il capo.

— No, no, ieri; è stato ieri - disse Fritz Langen con foga. - Dove sono i dodici anni? Sopra di me? Non li sento. Sopra di lei? Non li vedo. Lei è sempre l'uguale monna Vanna; la mia dolce sciocchina. Mi dia un bacio - Vanna si alzò di scatto per allontanarsi, ma Fritz Langen, che la teneva per mano, l'obbligò a risedersi.

— Dove fugge? Non abbia paura.

— Mi lasci - ella supplicò con voce soffocata, perchè la memoria dei sensi, pronta e vigile, si ridestava terribile in lei.

— Stia qui; mi ascolti. Oh! lei trema, dolcezza. Non tremi così - e le cinse col braccio la vita.