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e tirava su il respiro lungamente come persona che abbia percorso un faticoso tragitto e sia lieta di toccare la mèta.
— Quando è arrivato? - gli chiese Vanna, togliendosi dal dito e rinfilandosi un anello di perle e rubini.
— Ah! monna Vanna, monna Vanna - egli esclamò - vaso d'ingratitudine. Desidera lei sapere cosa ho fatto in queste due ore? Ho bussato al portone di piazza Gualterio, scongiurando inutilmente l'ombra del buon vecchio Titta; poi ho invocato schiarimenti da Bindo Ranieri, che tornava allora dalla campagna e mi segue; poi ho requisito tre animali, due cavalli e un cocchiere, poi ho adoperato la frusta io medesimo, perchè la carrozza volasse; ma la carrozza non volava; quella vecchia carcassa non divideva la mia impazienza, e allora io ho riconosciuto le quattro colonne della sua villa e sono corso a piedi. I cavalli arriveranno, forse, tra un'ora, io eccomi qui per deporre tra le sue candide manine il mio cuore fedele.
Vanna si mise a ridere.
— Lei non è affatto cambiato, signor professore.
— Sì, al mio paese sono moltissimo cambiato. Al mio paese sono professore, ho moglie e quattro figli.
Vanna chinò il capo di nuovo e sospirò:
— Quattro figli?
— Sicuramente, e senza pregiudizio per l'avvenire.