Pagina:Tartufari - Il miracolo, Roma, Romagna, 1909.djvu/285

canzone, discesa chissà da quale zampillo di poetica vena popolare:

Lucciola, lucciola, calla, calla, Metti il piè sulla cavalla La cavalla del figlio del re, Lucciola, lucciola, vieni da me.

Ed Ermanno, fra tutta quella pace, prendeva dalla memoria le argomentazioni della scolastica per allinearle davanti ai begli occhi di Serena, e provava sgomento nell'accorgersi che quelle argomentazioni gli apparivano puerili e che il suo lucido pensiero le debellava a una a una nel punto stesso in cui egli le difendeva con tenacia accanita.

Serena trovava le parole di Ermanno terribilmente difficili a comprendersi e, per aiutare la propria intelligenza, insinuò cauta una mano sotto il braccio di lui.

— Capisci? - egli le spiegava, appoggiandosela meglio al braccio, perchè meglio ella si inoltrasse negli oscuri meandri del suo discorso. - Capisci? Il Signore ci ha fatti schiavi della sua volontà, ma nello stesso tempo noi abbiamo facoltà di scernere il bene dal male. Se la nostra scelta è errata, noi siamo colpevoli.

Serena fissava una stella piccolissima, di cui ogni palpito le si ripercuoteva nel cuore. Si mise a ridere senza ragione.

— Tu ridi? - Ermanno le disse, fermandosi per mirarle in viso l'origine della sua allegria;