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Quell’anima benedetta è scomparsa da venti mesi e in città già si mormora che lei porta il lutto da troppo tempo.

Vanna turbata, guardava la veste vaporosa ed esitava. A lei piacevano le stoffe leggere dai colori tenui e scherzosi, le stoffe che avvolgono la persona come in una carezza ed i colori che richiamano alla fantasia lembi di cielo, lembi di mare, piccole nubi isolate e diafane, brevi margini verdeggianti e punteggiati di fiori; ma ella sentiva in modo confuso il dolore staccarsi da lei, e sentiva che per arrestarlo era necessario oramai qualche cosa di tangibile e dì visibile, con cui richiamarsi costantemente al pensiero la propria sventura. Crollò dunque il capo e ripetè:

— Dammi il vestito nero.

Palmina, più che mai ossequiosa, più che mai melliflua nelle parole e rapida nei gesti, abbigliò Vanna di chiaro, dicendo, con guizzi di malizia negli occhietti irrequieti:

— I brillanti no, signora, i brillanti no. In questo ha ragione lei; ma la catenella d’oro con le perle, sì, la catenella d’oro è lecito che lei la porti. Chissà, chissà, quanti ori, quante perle porterà il suo sposo in Paradiso — e, aperto un forzieretto, prese dall’astuccio un vezzoso monile e lo allacciò con lestezza intorno al collo di Vanna, che, guardandosi dentro lo specchio, si stupì nel vedersi a un tratto ringiovanita, come rinnovata, più delicata e ridente fra lo spumeggiare azzurrino della sua veste.