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battendosi la berretta sulla coscia, rideva ampiamente, ed Ermanno chiudeva le palpebre per gustare meglio la sonorità di quella gioia espansiva.

Un dopopranzo Bindo Ranieri gli portò un mazzetto di gelsomini di Spagna legati da un filo d'oro.

— Ecco, da parte di Serena, con mille auguri.

Ermanno prese il mazzetto e si mise a ridere. È vero, nel mondo c'era anche una signorina che si chiamava Serena!

Egli lo aveva dimenticato, ma se ne rammentava adesso con piacere. Nello sfondo puro dell'esistenza, che per lui ricominciava candida al pari di un'alba, gli era grato di trovare un'altra persona amabile, che lo festeggiava con mazzetti di gelsomini.

— Cosa diceva durante il mio male? - domandò.

— Era più che mai grano di pepe. Si arrabbiava con tutti. A lasciarla fare, sarebbe venuta qui per prendere a pugni la febbre.

— Già, come quando prendeva a pugni la pioggia.

E pensando a Serena, ridevano di gusto, insieme, il grosso omone bonario, il giovane chierico sapiente.

In quei primi giorni della convalescenza Ermanno era veramente un bambino, e sorseggiava la vita come il poppante sorseggia il buon latte nutritivo che gli dà forza. Nessun pensiero,