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per sopraffarlo, poi dileguavano, per lasciarlo abbandonato nel vuoto, e il vuoto era ampio, percorso da onde sonore, punteggiato di fiammelle. Ermanno voleva aggrapparsi alla realtà e si sforzava di riflettere raccogliendo disperatamente il pensiero sopra un punto determinato.
Perchè monsignore frapponeva ostacoli al sollecito compimento del suo noviziato ecclesiastico e perchè il vescovo eliminava tali ostacoli? Quantunque egli si trovasse al secondo anno di teologia, il vescovo aveva promesso di ordinarlo suddiacono nelle tempora di settembre e, quantunque fra il suddiacanato e il diaconato debba per norma trascorrere un anno, il vescovo aveva promesso di ordinarlo diacono nelle tempora di dicembre.
L'organo empiva di frastuono le navate, dal coro giungevano gridi altissimi di Alleluja, ed Ermanno frattanto riudiva le obiezioni addotte al vescovo da monsignore con fermo rispetto: «La Chiesa impone di lasciar correre lo spazio di un anno fra il suddiaconato e il diaconato», aveva detto monsignore. «La Chiesa mi autorizza anche ad abbreviare a mio beneplacito tale spazio, e io l'abbrevio per questo zelante, pio giovane», aveva risposto il vescovo severamente.
Perchè monsignore gli era ostile? Perchè? Perchè?
Ermanno si ripeteva la interrogazione, acciocché l'idea non gli fuggisse; ma l'interrogazione gli batteva nel cranio brevi colpi affrettati e l'idea