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CAPITOLO II.
Il tempo che mai si arresta e che aveva lasciato cadere polvere bianca sui capelli di Bindo Ranieri, aveva esacerbato l’animo del Paterìno, apportando cose nuove anche nella inclita città di Orvieto. Il trovarsi la città sopra una rupe, avrebbe dovuto renderla tetragona agli assalti del progresso; ma il progresso è capace di raggiungere qualsiasi altezza e, non contento di avere accesa in Orvieto la luce elettrica, si era divertito maliziosamente a trasportarvi il riposo festivo, le quali due circostanze turbavano i sonni del Paterino, la prima giacché, inondandogli dì chiarore il negozio, lo poneva nell’aspra necessità di verniciare a nuovo gli stipiti; la seconda, perché il riposo festivo gli appariva una sopraffazione del proletariato giovane contro il proletariato anziano; ed il Paterino, pur sentendosi pronto ad entusiasmarsi fino al delirio per le sopraffazioni compiute da lui a vantaggio proprio, aborriva fino alla nausea le sopraffazioni altrui esercitate a suo