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Prima di rientrare in seminario, Ermanno doveva intrattenersi con Bindo Ranieri, giacchè monsignore desiderava che il giovane si addestrasse negli affari e si rendesse conto esatto della sua posizione finanziaria. Molte cose monsignore desiderava di cui Ermanno non riusciva ancora a misurare la portata: desiderava che l'allievo Monaldeschi si recasse in famiglia ogniqualvolta i regolamenti non si opponevano, raccomandando a Vanna di adunare in quelle circostanze degni invitati per far corona e tener desto lo spirito del bravo Ermanno; aveva desiderato, quasi imposto, che il giovane si recasse a Roma per licenziarsi, quantunque ciò non fosse strettamente necessario. Pareva che monsignore, senza pronunciare sillaba, senza fare il menomo gesto, s'industriasse di avviar pian piano il chierico Monaldeschi verso il portone di uscita del seminario; ma nessuno avrebbe potuto dire se questo era veramente nelle secrete intenzioni di monsignore, ed Ermanno di nulla sospettava, preferendo anzi, nei momenti di dubbio, chiudersi in sè o confidare in vaghi accenni e sconfortati monosillabi, le sue ansie penose alla dolce madre che lo adorava.
Ella si copriva in volto di pallore a tali incertezze del figliuolo, e, giungendo le mani, gli rivolgeva suppliche ardenti di non lasciarsi traviare dal demonio sempre in agguato, di non renderle amara la vita disertando ignominiosamente; e, con tutta la forza del suo mite cuore, spingeva