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Egli aveva enunciato una umile idea, ed ecco l'idea diventare orgogliosa, tortuosa, svolgersi in meandri, giungere a conclusioni inaspettate e malvagie.

— Tu asserisci l'assurdo - egli disse, rivolgendosi a Pericle, ma parlando per rassicurarsi e convincersi. - Tu consideri la religione come un fenomeno puramente storico e questo è assurdo.

— Perchè dici la religione e non dici le religioni? - gli domandò Pericle, e lo fissava negli occhi acutamente.

Ermanno distolse lo sguardo e rispose:

— Perchè di religione non ne conosco che una, non ne ammetto che una.

— Tu non pensi quello che dici - Pericle esclamò. -Tu hai la mente troppo alacre, troppo abituata a scrutare per limitar la storia dello spirito umano a due millenni. No tu non pensi a quello che dici!

Ermanno, che portava nelle vene il buon sangue della sua razza dominatrice, fu sul punto di balzare in piedi e ricacciare in gola all'amico le parole di smentita; ma dal recesso più oscuro della coscienza un lampo fugacissimo sorse, ed egli intravide confusamente che l'amico aveva ragione; intravide un baratro da cui bagliori luminosi sprizzavano, ne ebbe sdegno, ne ebbe paura, e divagò simile ai bimbi quando si bendano per giuocare a mosca cieca e brancolano volontariamente nel buio, pure sapendo che la luce esiste e li circonda.