Pagina:Tartufari - Il miracolo, Roma, Romagna, 1909.djvu/237

certo, era stato Gesù ad ottenebrare davanti ai fornelli il volubile intelletto di Serena; si deliziava nelle vivande squisite, odoranti, intorno alla tavola della signora Vanna, poichè Gesù aveva, certo, illuminato il cuoco del suo spirito divino, mentre il cuoco dispensava con sagacia i tartufi ed arrostiva con sapienza le pernici.

Il professore Corrado Gigli, il quale, forse per prepararsi alle esigenze del suo magistero, preferiva interrogare molto e rispondere poco, domandò a Ermanno se Roma gli fosse piaciuta.

— Infinitamente: - Ermanno disse - e anche più nella sua parte viva. Le piazze, dove la gente brulica, mi hanno impressionato più dei fôri, dove le colonne giacciono mezzo sepolte.

— Rinnegheresti forse il Colosseo? - Pericle gli gridò, con esasperazione giocosa.

— No, non rinnego il Colosseo e nemmeno le Terme di Caracalla, ma il presente mi ha indotto a riflettere più del passato. Quello che gli antichi hanno fatto lo so; quello che faranno i futuri io debbo presupporlo.

— Più o meno facciamo sempre le stesse cose - Pericle disse, ridendo; ma Bindo Ranieri si scandolezzò, con molte scuse e gentilezze, di tale asserzione esposta dal colto giovane signor Pericle; si scandolezzò, perchè gli antichi hanno creato la storia e di essi va parlato con riverenza. Ecco, Bindo Ranieri lo confessava in vanitosa