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trionfo del suo orgoglio materno, si appoggiò al braccio di Ermanno, e incedettero uniti dentro un solco ampio di sole, fino alla estremità della veranda, simili anche nel colore delle vesti, perchè la gonna di velluto che Vanna indossava era violacea come la sottana di Ermanno.

— Ecco, signor professore, io le presento il mio unico figliuolo - Vanna disse con signorile affabilità, mentre il signor professore chinava in fretta, con ossequio, la persona mingherlina e illuminava di un sorriso la rosea faccia imberbe.

Vanna si rivolse al figlio e spiegò:

— Il signor Corrado Gigli, nominato da pochi giorni professore al nostro ginnasio. Viene da Bologna e si allontana per la prima volta dalla famiglia. Credo che sia nostro lontano parente e sua madre, mia antica compagna di educandato, me lo raccomanda, me lo affida. Nella lunga lettera di sua madre il professore qui presente è chiamato sempre bébé.

Ermanno salutò con cordialità semplice.

— Mia madre sarà lieta, professore, di farle accoglienza nella nostra casa - ma le parole cortesi furono interrotte da una risata impertinente.

— Scusi, non rido per offenderla, signor professore - disse «madamigela grano di pepe» agitando nella sua irrefrenata ilarità la testa riccioluta e capricciosa. - No, no, davvero non rido per offenderla. Ma un professore che si chiama bébé, mi pare lo scolaro di se stesso e non riesco a restare seria, pensandoci - e poichè Bindo Ranieri