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In fondo, per un'ampia vetrata, il giardino mandava sul pianerottolo il grato odore degli ultimi fiori autunnali e, sotto il bacio carezzoso del sole di novembre, parevano d'oro le foglie morte tappezzanti il suolo dei corti viali; dentro una piccola fontana di marmo bianco l'acqua cadeva senza troppo rumore con voce amica e dolce di persona benevola in confidenziali colloqui.
Ermanno non osservò l'accoglienza amabile di Psiche e di Serena; non riconobbe la bontà discreta degli ultimi fiori, nè il mormorio soave dell'acqua zampillante. Di nuovo egli, come lungo la strada, ebbe l'impressione che il sole, pur così fulgente, si oscurasse per lui, e di nuovo sentì in petto qualche cosa di vivo che si snodava lentamente, cautamente, senza fargli troppo male, dandogli appena un senso di bruciore e di fastidio. Egli conosceva questo; da circa due anni, all'improvviso, le cose belle e dolci gli si mostravano nemiche, assumevano per lui aspetto di periglio, e dentro il cuore gli si accendeva allora una piccola fiamma, gli si snodava, timido, un piccolo serpe, e il cuore, che egli avrebbe voluto impietrito, gli saliva alla gola, gli bruciava le vene, mentre un'ansietà paurosa gli velava lo sguardo e l'anima gli si accasciava sotto il peso dello sconforto. A tale sconforto il giovane ventenne opponeva la violenza, sforzandosi all'odio contro le cose belle e dolci. Entrò nella propria stanza e si spogliò furiosamente dell'abito secolare. Ah! come si