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Vanna le tolse il cappellone, le asciugò il viso col fazzoletto e si allontanò dalla finestra. Quell'acqua che grondava dal cielo interminabilmente, le stringeva il cuore e le irritava i nervi. Dio! quanto era sola, quanto era misera! Nemmeno Ermanno oramai le apparteneva più. Sedè in una poltrona e avrebbe voluto piangere; ma perfino la sua tristezza era fiacca, incapace di ribellione, incapace di lacrime.

— Dormi a casa questa notte? - Serena chiese, accostandosi di nuovo a Ermanno, senza lasciarsi affatto intimidire dal suo cipiglio.

— No, aspetto che mi vengano a prendere e tornerò in seminario.

— È brutto il seminario - ella disse con fare stizzoso.

Il ragazzo non si degnò di risponderle.

Guardava la pioggia e rimaneva immobile, sempre con le mani nelle tasche della sottana e intanto, madamigella «grano di pepe» lo fissava con curiosità poco benevola.

— Mi seccherebbe piovesse domani - Ermanno disse con accento breve.

— Perchè ti seccherebbe? La pioggia è buona; fa crescere i fiori.

— Già, ma bisognerebbe rimandare la processione in onore di San Pier Parenzo. L'albergo delle belle Arti tremerà e vedremo il miracolo.

Serena si mise a ridere.

— Sì, me lo ha detto zia Domitilla Rosa: ma io non ci credo.