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— Perchè mi rispondi così? - ella gli disse con rimprovero di tenerezza nella voce, passandogli le dita in mezzo ai capelli.

Il ragazzo sottrasse vivamente il capo alla carezza materna:

— Come dovrei risponderti? Non so.

Vanna rise indulgente.

— Sì, è vero; come dovresti rispondermi? Riflettè un istante, poi soggiunse:

— Sono stata ammalatissima.

— Già; il signor rettore mi dava tue notizie tutt'i giorni.

— Ti sarebbe dispiaciuto se io fossi morta?

— Naturalmente.

— Oh! piccolo Ermanno, piccolo cherubino - ella esclamò in uno slancio amoroso di tutto il suo essere e fece l'atto di abbracciarlo con la scherzosità soave di altri tempi.

Egli non riuscì a dominare un senso d'irritazione e la respinse da sè con moto istintivo della mano aperta.

Vanna appoggiò di nuovo la fronte pallida alla finestra e tacque. Che tristezza! Il cherubino non aveva assolutamente più nulla da dirle!

All'improvviso di sotto l'arcata Serena sbucò, vestita di grigio, senza ombrello, con un cappellone di paglia tanto largo che la faceva somigliare a un sorcetto nascosto sotto un fungo. Accorreva, nonostante la pioggia, avendo saputo da Bindo Ranieri la presenza di Ermanno in famiglia, ma, quando ella stava per valicare l'arcata