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di ferro bucherellata, un odore gradevole di tabacco di avana. Forse monsignore aveva fumato dopo il pranzo.
— Ah! padre, padre - ella disse, e ruppe in singhiozzi, picchiandosi il petto col piccolo pugno chiuso. - Io sono colpevole, e il Signore non potrà perdonarmi!
-Il Signore perdona volentieri chi si rivolge a lui con anima contrita. Egli ci ha creati fragili, ed è pietoso verso la nostra fragilità. Ma non bisogna attendere tutto da lui. Egli ci ha largito un raziocinio e una volontà, dobbiamo servircene a nostro sostegno. Lei esige troppo dalla bontà divina e dimentica che il cristiano deve essere attivo nel bene, alacre in opere di pietà.
La penitente non lo ascoltava, inabissata nel suo cordoglio. Di dove cominciare? Come spiegare a monsignore di quali inestricabili lusinghe il demonio si era valso per irretirla?
— Oh! padre, padre - ella ripetè, singhiozzando - io ho peccato senza che il peccato mi inspirasse orrore. - E parole confuse, affannose dapprima, poi ordinate ed eloquenti, le fluirono dal labbro. Narrò tutto: i palpiti incerti, le insidie della primavera a Settecamini, l'avventura inaspettata nella casetta di Domitilla Rosa, i convegni, le menzogne, le cupidigie, le gioie, gli affanni, e si esaltava, narrando, coloriva di seduzioni la colpa per iscagionarsi di avere ceduto.