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rispose, e si accostò di più alla parete, quasi volesse sprofondarvisi.

Allora «madamigella grano di pepe» gli si collocò al fianco e gli propose di fare il giuoco del povero cieco, che domanda l'elemosina presso i gradini della chiesa.

— Un soldo, per carità, al povero cieco - diceva Ermanno, ingrossando la voce.

— Anch'io sono cieca - Serena rispondeva, e poi entrambi gridavano, pestando i piedi:

— Che buio! Che buio! - e si volgevano con allegre risa dalla parte della finestra per assicurarsi di non essere diventati orbi davvero.

Così li sorprese Vanna, quando, pentita, intenerita, andò ella stessa a cercare il bambino per mandarlo a spasso con Titta e Serena. Era forse colpa del suo cherubino se ella si sentiva disperatamente infelice, se il cuore le pesava come la pietra di una macina? Ella sola era in peccato, ella sola doveva soffrire.

— Il mondo è orribile - Vanna disse, rivolgendosi a Domitilla Rosa, la quale stava seduta presso il balcone e dolcemente rideva a qualche suo tenue pensiero.

Il mondo? Ma che cosa era il mondo per Domitilla Rosa se non illusione e menzogna? Ella disse, intrecciando le dita ceree, fra le maglie nere dei mezzi guanti di seta:

— Il mondo è una falsità. Polvere siamo, polvere torneremo. L'anima sola vive, ed all'anima dobbiamo rivolgere le nostre cure.