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accento sempre più fievole, e si dette a camminare in fretta per liberarsi dal supplizio che le infliggevano i discorsi di Bindo Ranieri, il quale non aveva osservato affatto la commozione di lei, come non aveva prestato briciolo di fede alle atroci calunnie giuntegli all'orecchio per vie traverse.

— Chi? - aveva egli esclamato, rispondendo con ira alle insinuazioni degli sfaccendati. - Chi? La signora Vanna Monaldeschi, quella nobile gentildonna? Il signor professore Fritz Langen, quella dotta persona? La lingua è una spada, ferisce di taglio e di punta, ma tenetevela a freno, altrimenti, ve lo dico io, vi si rivolterà contro come la biscia del ciarlatano - e nell'accesa faccia gli occhi roteavano così terribili che gli accusatori cambiavano discorso.

Durante il desinare Vanna fu messa dal bimbo alla tortura. Egli aveva mangiata la minestra compostamente e si era educatamente forbita la bocca col tovagliuolo senza dir parola, ma di sottecchi guardava la mamma sollevare con disgusto dal piatto il cucchiaio di argento e lasciarvelo ricadere colmo.

— Non ti piace la minestra, mamma? È tanto buona - egli le disse appena Titta fu uscito dal salottino.

— Sì, sì, è buona - Vanna rispose, e abbandonò il polso sull'orlo della tavola, desolatamente.

— Io so perchè la minestra oggi non ti piace -