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Si vedevano di sera, nelle stanzette di lui, quando faceva bel tempo.
L'ex-maresciallo andava invariabilmente a giuocare la partita in una fiaschetteria, la signora andava al Duomo, poi a passeggio, poi in visita da sua madre. Rimaneva in casa la domestica, una donnetta silenziosa, che Fritz Langen chiamava «Madama Polifema», avendo ella un occhio solo. Allora il signor professore le affidava bizzarre commissioni.
— Comperami un cannello di liquerizia, ma voglio che la liquerizia sia verde; comperami dieci grammi di bicarbonato, ma bada che il bicarbonato sia turchino - e le buttava sul tavolo alcune monete d'argento.
La domestica usciva, non si faceva più rivedere, e l'indomani accennava a restituire il danaro al signor professore, non essendole riuscito di trovare gli oggetti richiesti.
Il signor professore andava in collera e le diceva con cipiglio fiero:
— Madama Polifema, madama Polifema, verrà giorno che voi incontrerete il vostro Ulisse, e vi caverà l'altro occhio con la punta d'un bastone infuocato.
Madama Polifema lo guardava, impaurita, e riponeva in tasca le monete.
Era eccessivamente stupida? Era eccessivamente astuta? Per Fritz Langen faceva lo stesso, a patto che monna Vanna potesse entrare non vista.