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Don Vitale, Bindo e Villa Ranieri, sgridavano Ermanno dolcemente, per queste sue strane idee, ammonendolo che gli uomini di bronzo non camminano e che, a nove anni, non è più lecito di sragionare come un bimbo di cinque.

Ermanno non mutava per questo di parere, giacchè Serena, la compagna de’ suoi giuochi, Serena la bionda, Serena la gaia, più piccola, ma più audace di lui, lanciava anch’ella i suoi frizzi a Maurizio di bronzo, e giacchè Domitilla Rosa, zia di Serena, lo ascoltava con letizia e gli diceva beata, giungendo le palme: «Il Signore ti conservi nella tua santa innocenza, cherubino mio, tu sei puro, tu sei candido come l’agnello Gesù».

L’orologio della torre del Moro suonò alla sua volta e, quasi contemporaneamente, tutti gli orologi della città suonarono, segnando le cinque del pomeriggio.

Vanna tra poco si sarebbe svegliata ed il bimbo non voleva incorrere nella sua collera per averle disobbedito e non essere rimasto tranquillo nella propria stanza. A dire il vero le collere della mamma non erano tali da suscitare uno sgomento eccessivo. Ella, negl’istanti di corruccio, si limitava a crollare il capo in atto di scontento ed a lasciarsi cadere le mani in grembo in atto di sconforto. Ma Ermanno che provava una grande amarezza quando la vedeva scontenta e sconfortata, si buttò di nuovo carponi, attraversò la stanza di galoppo, evitando i mobili con destrezza, e scomparve nella