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fischio, la quale azione simultanea denotava in lui l'espressione massima del godimento.

— Perchè trascendere? Non basta ragionare? - Bindo Ranieri interrogò, già calmato. - Rispondimi a tono. In che libro hai letto la storia di San Pier Parenzo, tu che non leggi mai nemmeno le scritte dei negozi?

— Me l'ha raccontata don Alceste. È stato lui a dirmi che se tu mi chiami Paterino, io devo chiamarti San Pier Parenzo.

Una risata di giubilo schernitore sollevò le spalle quadre di Bindo Ranieri.

— Bravo, don Alceste! Si è burlato di te! Mentre tu credevi di farmi oltraggio, nella tua ignoranza, mi davi gran vanto di persona coraggiosa e nobile. Sissignore, eccomi qui, San Pier Parenzo - egli gridava, eccitato di nuovo, così eccitato che il pizzo del mento si alzava e si abbassava con volubilità estrema nei moti irrequieti della testa.

— Buttatemi un laccio al collo, trascinatemi al macello, paterini! Son quà. Ma dovete farlo a tradimento, dovete sborsare a un servo il prezzo di Giuda e pigliarmi di sera, scalzo, perchè se mi lasci le scarpe nei piedi, Paterino, io te ne farò provar nella schiena la consistenza della suola.

— A chi? - urlò il Paterino, saltando indietro di tre passi per mettersi sulla difesa.

— È storia, domandalo al professore se questa non è storia. Dica lei, signor professore, San Pier