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CAPITOLO I.

Tutte le campane della piccola antica città umbra suonavano a distesa per l’esultanza della festa imminente, e sopra le viuzze tacite di Orvieto, sopra gli orti fronzuti, sui fastosi palazzi disabitati ed i vasti giardini sonnolenti, le note delle campane volavano a sciami, sparpagliandosi e disperdendosi, oltre la cerchia delle mura tufacee, giù per la soleggiata pianura verde irrigata dal Paglia, sino alla frangia lucente dei colli sinuosi.

Una dopo l’altra le campane tacquero, e la campana sola del Duomo continuò ad innalzare verso il cielo diafano la sua voce. Le note del suono, affrettate dapprima, divennero rade, poi tarde, sciogliendo isolatamente il volo dall’alto delle guglie, indugiandosi al sommo delle cuspidi, roteando come stanche intorno alla fioritura marmorea della facciata per raccogliersi, quasi adagiarsi nella piazzetta Gualterio, deserta e sommersa nel sole.