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l'orario del sonno e dei pasti, perfino quanto danaro egli spendeva giornalmente e le vivande che ordinava di preferenza in trattoria; Fritz Langen sapeva di lei il carattere, l'età, il censo, per quanto tempo era stata sposa felice, da quanto si struggeva nella sua vedovanza. E, senza rendersene conto, si attribuivano reciprocamente grande valore, perchè Vanna udiva cantar le laudi di Fritz Langen dieci volte almeno nel corso della giornata; da Bindo Ranieri, che ne magnificava l'erudizione; dalla signora Maria, che ne portava alle stelle il buon umore; da don Alceste, che ne apprezzava la dottrina soda e la pazienza nelle ricerche.
Fritz Langen poi si era abituato a sentir parlare di Vanna come di una gloria della città, a sentirla proclamare nobile, ricca, benefica, amabile con le sue pari, affabile cogl'inferiori.
Quanto alla bellezza rara di monna Vanna, il giovane dotto non aveva bisogno che altri gliela vantasse. Già troppe volte vedendo passar la nobile signora, si era fermato, diventando pensieroso, poichè ella assumeva nell'andatura stanca e tarda l'atteggiamento di grazia umile che nelle tele assumono le immagini della Vergine Annunziata, quando l'angelo le si presenta e la Vergine pronuncia le parole soavi: «Ecco l'ancella del Signore».
Non fu necessaria dunque nessuna presentazione, e Fritz Langen, dopo aver detto ad Ermanno: