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Strada facendo, Rosen pensava con dolore al triste risultato di quella sua prima avventura. Egli aveva ucciso un uomo in duello; ciò non era poi letteralmente un omicidio, ma questo duello era stato provocato da lui, non v’era discolpa, quel giovine era stato costretto a battersi, e doveva a Rosen la sua morte.
Egli è uno strano e insensato apprezzamento questo che noi sogliamo fare d’un omicidio secondo il modo e le cagioni per cui è avvenuto. Non ne facciamo tanto una causa di umanità di principio morale quanto ne facciamo una causa di forma: lo stesso atto ci solleva alla gloria o alla fama, o ci abbassa fino al delitto più turpe ed alle punizioni più atroci; può essere eroismo o assassinio, così nella guerra e nelle contese private; può essere coraggio ed onore, così nel duello.
Rosen, lungo la via, ritornava colla mente su questi pensieri, e meditava con dolore su quella triste avventura di Dover.
— Che ne pensate? diss’egli rivolgendosi a Lamperth che dormicchiava rannicchiato in un angolo della vettura.
— Di che cosa?
— Del mio duello di ieri.
— Male, male; se avete intenzione di farvi uccidere, non dovete però uccidere gli altri;