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una lunga canna di zucchero sormontata da un grosso pomo dorato.
— Sì, voi potreste certamente giovarmi, gli disse Rosen, rispondendo alla sua offerta.
— E in che modo?
Rosen si chinò presso di lui, e gli disse all’orecchio una sola parola che lo fece trasalire.
— Cielo! esclamò l’altro, e lo dite voi seriamente? E per quali motivi?...
— Ascoltate, riprese il barone, e tornò a parlargli all’orecchio.
Il colloquio fu lungo e animato; quello sconosciuto si mostrava afflitto e sorpreso di ciò che intendeva da lui, e spesso gli avea detto alcune parole che sembravano accennare a una disapprovazione o ad un consiglio. Ma alla fine incominciò a dimostrarsi quasi convinto e soprafatto dalla logica stringente di Rosen che continuava a parlargli all’orecchio con calore; e discostandosene un poco, come fosse stata esaurita quella parte della sua confidenza che importava segretezza e silenzio, gli chiese ad alta voce:
— Ed ella lo ignora?
— Lo ignora.
— Ma converrà che lo sappia.
— Ne ho incaricato un amico,
— Bene, mi sarei assunto io stesso questo mandato, ma se a voi non è discaro, vi seguirò, e potrò parlarle del modo con cui avrete compiuto il vostro progetto.
— È ciò che io desidero. Vi incaricherò