Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 30 — |
punto è appianato. In quanto all’altro, il mio piede era lì da un pezzo, il vostro ve lo avete posto ora allungandovi, ed è chiaro come la luna che fu primo il mio a cagionare questo scontro e a porsi sotto del vostro. Ma io vedo che voi siete preoccupato da qualche pensiero affliggente. È un pezzo che vi sto osservando, e che mi sento nel cuore il più vivo interessamento per voi. Che cosa avete? Posso io farvi questa domanda? E sarei mai tanto fortunato da potervi giovare?
Così dicendo quell’ottimo signore prese una mano del suo vicino, la strinse tra le sue e, togliendosi gli occhiali dal naso, lo guardò con tale aria di affetto che Rosen si sentì subito rappattumato e disposto, per quel sollievo che ci procura la confidenza d’un grande dolore, a dividere il suo segreto con lui.
E poi quello sconosciuto aveva un aspetto sì dolce, sì leale e sì aperto che avrebbe inspirato anche ad un uomo diffidentissimo la fiducia più illimitata.
Egli pareva essere sui cinquant’anni, aveva favoriti lunghi e canuti, gli zigomi sporgenti, e i pomelli d’un rosso vivo, gli occhi grigi e scrutatori. Due solchi laterali incavati dagli occhiali sul naso indicavano in lui una persona d’affari. Vestiva lindo, ma severo; portava un’ampia cravatta bianca che gli fasciava due volte la gola, e le cui due punte giungevano a stento a riunirsi in un piccolo nodo davanti; aveva un panciotto verde a rigoni, un ampio soprabito col bavaro di pelo — e faceva passare continuamente da una mano all’altra