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Rosen passava spesso giorni e notti intere senza vederla; imprendeva piccoli viaggi, talora concertati in una riunione di amici, e partiva con essi sul fatto senza avvertirne sua moglie. Due volte le era stato riportato carico di ferite ricevute in duello, un’altra volta era caduto rovesciato col cavallo nel salto di una barriera, e ne aveva avuto un braccio spezzato. Nelle ore della sua assenza Emilia viveva in un’inquietudine mortale, e non di meno quelle sventure erano state l’unico pretesto che l’avessero avvicinata a lui in un modo affettuoso e durevole. Perchè nello stato di malattia Rosen era buono, egli comprendeva le tacite sofferenze di sua moglie, quell’interessamento caldo e pietoso, quell’affezione salda e delicata: e spesso in momenti di sincera effusione, le aveva detto: — perdonami, Emilia, d’ora innanzi sarò migliore.

Ma col rifiorire della salute tutti i suoi proponimenti erano svaniti; a poco a poco egli aveva sentito disgusto di tutto, il bisogno di nuove emozioni lo aveva tratto al giuoco; aveva perduto, aveva sminuito sensibilmente il suo censo e introdotte delle dure economie nella sua casa: quelle modificazioni avevano allontanata sua moglie da quell’elegante società di cui era stata una delle bellezze più splendide, l’avevano costretta ad un isolamento penoso, a un sistema di vita più modesto e più oscuro. — Rosen aveva veduto tutte quelle privazioni, aveva sentite le proprie, e n’era diventato melanconico e triste; aveva tentato di dimenticarle, aveva trascurata la casa; i suoi