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voi siete sì bella!... voi sarete la mia prediletta e la mia regina.

— È egli vero? disse Opala.

— Quante è vero l’affetto che sente già il mio cuore per voi.

— Per me! la vostra schiava....

— Non dite così, interruppi io — e in quell’istante osservai che le altre donne si ritiravano inchinandosi e ci lasciavano soli — dite la vostra amante, la vostra sposa; trovate, se potete, una parola sì dolce che valga ad esprimere ciò che voi sarete per me.

Opala si gittò alle mie ginocchia, e abbracciandole disse: Grazie, grazie, io pure vi amerò; io languiva qui così sola, così abbandonata... perchè vostro padre.... era sì vecchio vostro padre... e sì stizzoso! Voi siete tutt’altra cosa. Perchè io non era stata educata qui, in quest’isola... oh! sì, io vi amerò molto, non vivrò che per voi; e dormirò sul vostro tappeto, vi darò a bere il sorbetto colla mia bocca, vi solleticherò colle penne del mio ventaglio, vi farò riposare la testa sulle ginocchia, vedrete, vedrete!

— Oh buona creatura! io dissi tra me stesso, sarei pur felice con te. E pensai: se fosse possibile abbandonare il mio regno, fuggire con questa fanciulla, portar meco i tesori di mio padre, quel diamante favoloso, queste verghe d’oro... e non veder più questi Denti bianchi, questi Denti neri... questi odiosi ministri... sottrarmi ad un supplizio spietato.... E mosso da un trasporto di affetto sincero, aggiunsi abbracciandola e sollevandola: sì, mia