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da noi il più prezioso di quanti sieno sulla terra.

Io non potei contenere a questa notizia un sorriso di compiacenza che non isfuggì all’occhio penetrante del mio degno ministro dai denti neri.

— E quali sono, io chiesi, i doveri principali del re, le sue occupazioni pubbliche?... Voi sapete che io non sono stato educato alla Corte e che il governo d’un regno mi giunge alquanto inaspettato.

Il mio ministro sorrise a questa domanda che gli parve improntata d’una ingenuità affatto puerile, e disse; Le occupazioni di Vostra Maestà sono pressochè insussistenti; il consiglio dei vostri ministri s’incarica della politica interna — poichè la politica estera non ci crea combinazioni di molta importanza, stante i rapporti amichevoli che conserviamo colle nazioni vicine: le vostre attribuzioni si ridurranno alla firma dei decreti concepiti dal Consiglio, a mostrarvi al popolo nelle circostanze solenni, a procreare principi del sangue allo Stato, a recitare al presidente di qualche deputazione un discorso di circostanza che vi sarà composto dal vostro segretario particolare; e finalmente a vigilare sull’ordine, sulla varietà, sul buon andamento del vostro harem ciò che costituisce una delle vostre attribuzioni esclusive.

— Spero, io dissi, di soddisfare a tutti questi mandati, e all’ultimo in ispecial modo, con quello zelo che varrà a meritarmi la simpatia e la gratitudine del mio popolo.