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finanze dello Stato e dei privati saranno dunque in floride condizioni.
— Tristissime! rispose il mio ministro con accento mortificato; e poichè da questo mio viaggio in Europa, ho desunte alcune cognizioni circa i mezzi di rimediare al dissesto economico dello Stato, ho in animo di proporre quanto prima alla vostra approvazione un progetto per remissione di alcuni miliardi di carta monetata che i vostri sudditi accetteranno con gratitudine.
— E a quanto ascendono le rendite di mio padre?
— Ad una somma considerevole, a parecchie centinaia di milioni, escluso l’appannaggio che vi è assegnato dalla nazione, e che viene pagato puntualmente dalle casse dello Stato.
— E ciò non sembra gravoso al mio popolo?
— Vostra Maestà è novizia nell’arte del governare: basterà visitare uno stabilimento pubblico, un ospedale, un asilo, un istituto qualunque, e assegnargli una volta ogni tanto qualche centinaio di franchi sulla vostra cassetta privata, perchè voi siate creduto il più generoso di tutti i monarchi. Nè ciò potrà diminuire i vostri redditi: i tesori di vostro padre sono i più ricchi di quanti ve ne siano nei reami che noi conosciamo.
— I più ricchi?
— Li ammirerete fra poco: vedrete nella sala dei carboncini, un diamante della grossezza di un uovo d’aquila, che è reputato