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fanciulli — mi accolse con gioia schietta e cordiale, ma temperata da un poco di rimprovero e di mestizia.

— Ci troverete molto mutali, mi diss’ella.

Voi non venite più nella casa di un tempo...

La povera Silvia.... — E s’interruppe un istante come per soffermarsi sul pensiero di quella sventura — ma passate in questa stanza, la rivedrete voi stesso, ciò le farà piacere; e vi presenterò anche a mio genero.

Entrammo nella camera vicina.

Silvia era seduta sopra una sedia a bracciuoli, una gran seggiola a rotelle, tutta imbottita e tapezzata di velluto turchino; e presso a lei, sopra una seggiola più bassa il giovane sconosciuto che io aveva veduto al corso e al teatro. Egli aveva avvicinata la sua sedia a quella della fanciulla in modo da poter posare il capo sullo stesso bracciuolo su cui ella posava il braccio; e Silvia aveva inclinata la sua testa su quella del giovane con atto di tenerezza commovente.

Dio! quanto mutata! Appena era possibile riconoscerla. Quella fanciulla che io aveva veduto sì robusta, sì serena, sì vivace non era più che un’ombra del passato, non aveva più che un riflesso pallido e incerto della sua bellezza di un tempo. Non che la sua