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Rientrai nella platea.
Egli occupava ancora il suo posto, era rimasto nella posizione di prima colla guancia appoggiata alla mano; ma il suo volto coloritosi improvvisamente di un rossore vivace, era tornato in un istante di una pallidezza cadaverica. Non era difficile accorgersi che egli soffriva, che s’era avveduto degli sguardi curiosi e quasi reprensivi di cui era fatto oggetto, e che non era rimasto immobile al suo posto che per dissimulare la sua commozione, e per non accusare in certo modo quella specie di complicità che aveva avuto in quell’avvenimento.
Allorchè parve che il pubblicò avesse cessato di occuparsi di lui, egli uscì dal teatro, e ne uscii io pure.
Nessuno conosceva forse il caso assai più deplorevole che aveva avuto luogo poche ore prima: nessuno aveva forse rimarcata la circostanza singolare e incomprensibile di quella specie di vuoto che egli pareva formare intorno a sè, nè aveva posto mente ai rapporti che sembravano congiungere tutti questi fatti, ma io ne era tutto in pensiero.
Era evidente esservi in lui qualche cosa di inesplicabile e di fatale.
Io lo aveva veduto solo nel seno di uno