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Una prova che gli uomini ripongono l’importanza della loro felicità, delle loro piccole soddisfazioni, e perfino le esigenze del loro orgoglio e del loro amor proprio, in un grado più o meno favorevole di comparazione colla felicità e colle esigenze dell’orgoglio degli altri, è questa: che le calamità pubbliche non sono mai sì gravi a sopportarsi come le calamità private, e che le offese collettive sono tenute in nessun, conto o lievissimo, le personali acerbamente vendicate o con molta umiliazione sofferte.
Gli uomini giocano colla loro felicità come i fanciulli, perduta la rimpiangono come uomini.
L’idea della felicità negli uomini non può esser derivata che dalla memoria d’un bene trascorso o dal presentimento di un bene avvenire — in una vita antecedente o in una vita futura — giacchè non vi è nulla quaggiù d’onde essi abbiano potuto attingere questo concetto.
Pochi e grandi dolori fanno l’uomo grande, piccoli e frequenti l’impiccioliscono; un