Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 113 — |
cento d’uomo mortificato, che il degno ex inserviente dell’Università di Pavia abbia a rimanere zoppicante per mia causa: ecco la vostra rotella, là, sul tavolino, prendetela, e accomodatela come potete al vostro ginocchio.
Lo spettro s’inchinò per la seconda volta in atto di ringraziamento, si slegò il nastro che gli congiungeva il femore allo stinco, lo posò sul tavolino, e presa la rotella, incominciò ad adattarla alla gamba.
— Che notizie ne recate dall’altro mondo? io chiesi allora, vedendo che la conversazione languiva, durante quella sua occupazione.
Ma egli non rispose alla mia domanda, ed esclamò con aspetto attristato: «Questa rotella è alquanto deteriorata, non ne avete fatto un buon uso».
— Non credo, io dissi, ma forse che le altre vostre ossa sono più solide?
Egli tacque ancora, s’inchinò la terza volta per salutarmi; e quando fu sulla soglia dell’uscio, rispose chiudendone l’imposta dietro di sè. «Sentite se le altre mie ossa non sono più solide».
E pronunciando queste parole percosse il pavimento col piede con tanta violenza che le pareti ne tremarono tutte; e a quel rumore mi scossi e... mi svegliai.
E appena desto, intesi che era la porti-