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paolina. | 95 |
tra di loro senza che si possano disunirle: il dolore ha degli istanti di voluttà e degli intervalli di cessazione che superano pel confronto il godimento più squisito, mentre il piacere più eletto ha sempre in fondo di sè un’amarezza che disgusta. Se Luigi avesse desiderato di ritornare alla sua vita normale non è a dirsi, ma per la certezza di non poterlo, rinveniva appunto un conforto disperato nell’abbandonarsi al proprio dolore, e nell’accusare altrui della sua sventura. Certamente una gran parte di questa sensazione si lenisce con questo rimedio, si esala col lamento e colle lacrime, e lo sanno coloro che non possono piangere.
Luigi era di questo numero e cercava un altro sollievo nel fantasticare puerilmente una vendetta impossibile.
— Se io fossi un re, diceva egli, o solamente il primo ministro, (ah! questo pensiero m’inebbria come fosse il vino migliore della Croce Bianca), se io fossi il primo ministro, farei tosto appendere le guardie, — audaci, insolenti quelle guardie! — e poi quel signor delegato col suo viso di civettone e la sua voce di papero..., vorrei citargli io l’articolo a dovere: e ve ne deve esser qualcuno contro la prepotenza e l’ingiustizia dei giudici.... Ingiustizia! non vi ha dubbio; ma procediamo per bene, facciamo un buon esame di coscienza. Avevo io diritto di percuotere quei due passeggieri? Certamente, perché io fui percosso pel primo; ne ho urtato uno, è vero, ma involontariamente; questa non era una percossa, e poi voglio vedere io se tra due corpi in moto l’uno verso l’altro, si possa definire quale urti e quale rimanga urtato. È un quesito che renderà impossibile