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«...stassera tornò il medico, e dopo molte esitazioni, mi disse che morirò d’aneurisma nel dare alla luce.... ma la creatura che nascerà da me?... egli mi assicurò che potrà vivere.... oh mio Dio! A questo pensiero mi sento atterrita dalla certezza della morte. — Egli vivrà, apprenderà il mio disonore, maledirà forse la mia memoria.... Ah questo sospetto è troppo straziante.... Ma s’egli conoscesse come fui ingannata, s’egli sapesse quanto ho sofferto, come ho espiato crudelmente la mia colpa.... Sì, sì, scriviamogli tutto; sia questa la mia confessione, e la funesta eredità d’una povera madre.

«Mi chiamo Anna ***, e nacqui nel contado di Firenze. — Elisa paleserà il nome del mio villaggio natale. — Due anni or sono, io era la giovine più felice che passeggiasse per le praterie sempre verdi della valle del Falco, e taluni dicevano anche la più bella.

«Aveva diciassette anni, non conosceva la vita, non aveva mai discesa la vetta di quei monti, che restringevano in un cerchio abbastanza vasto quel ridente paradiso della mia patria. — A questo isolamento naturale del mio paese, io sono debitrice della mia educazione di selvaggia e del-