Pagina:Tarchetti - Paolina, 1875.djvu/32

32 paolina.


Poco dissimili da queste mie, potevano essere in quell’ora le meditazioni dei due giovani; e quando Paolina accomiatando il suo fidanzato, mosse la luce della lampada sul suo volto, vide o le parve di vedere che anche i suoi occhi fossero rossi di pianto.

Il giovine la contemplò lungamente con amore, e dopo un indugio silenzioso, prima di lasciare la sua mano, cedette ad un impulso irresistibile, e la baciò sulle guancie.

— Oh Dio! esclamò la fanciulla, e rientrò precipitosamente.

La luna mandava una luce viva come un crepuscolo, e le stelle brillavano limpide e numerose. Paolina le vide, e aprendo la finestra, vi si appoggiò a contemplarle.

Non passava una creatura sulla via — un vento tiepido e profumato vi faceva roteare alcune foglie cadutevi dai balconi; i colombi annidiati nelle nicchie delle guglie tubavano sommessamente.

La fanciulla rimase assorta in quella contemplazione per lungo tempo. Che pensò ella? che vi fece? fu una preghiera, un sogno, un’aspirazione? L’orologio dei Mercanti suonò due ore; essa rinchiuse la finestra, sorrise, e disse: sono pazza io! quali motivi ho forse di non essere lieta? perchè affliggermi tanto? grazie, grazie, o mio Dio, della felicità che mi hai dato e perdonami per averla un istante disconosciuta.

Ciò detto, si spogliò come per incanto, e levando fuori dal letto un braccio nudo e tornito, tirò a sè le cortine del padiglione, perchè ella amava di dormire così racchiusa, come