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la fava bianca e la fava nera 189


— Sì, sì, esclamò la fanciulla battendo le mani. Ma.... bisognerà andare a letto per tempo, è la notte dei Re Magi, ed io voglio metter fuori la mia scarpetta.

— Faustina! le disse sua madre con aria di dolce rimprovero. Tu hai compiti i tuoi quindici anni, e mi pare sempre che non ne abbi che la metà. Non fai altro che pensare a queste ghiottonerie. Io so bene che tu non credi più ai Re Magi.

— Se non ci credo, rispose la fanciulla, è perchè sei tu che mi hai detto che non era vero. Io ci credeva. Ad ogni modo mi piacciono i confetti e ne voglio. Metterò fuori la mia scarpa anche quest’anno; sì, sì, la metterò fuori.

— Va bene, disse sorridendo la signora Angelica, — tale era il nome di sua madre — staremo poi a vedere ciò che ci troverai dentro.

Faustina alzò le spalle indispettita.

— Via, le disse il signor Paoli, ammiccando d’un occhio con aria d’intelligenza, non ti dar fastidio di ciò, sai bene che a queste cose ci penso io.

La fanciulla, incoraggita da questa protezione, si limitò per tutta risposta a pizzicare la torta colle dita e a portarne via un pezzetto di marzapane.

— Ah! ah! esclamò suo padre battendole leggiermente sulla mano, è tempo di chiuder la scatola. E fece questa proclamazione solenne: se desiderate di darle ancora un’occhiata, vi avverto che sto per mettere il coperchio. La signora Angelica tornò ad avvicinarsi gravemente alla torta, sua figlia si curvò sopra tanto da toccarla col naso; il si-