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188 | la fava bianca e la fava nera |
— Superba! esclamò sua moglie.
— È una torta veramente principesca! tornò a dire il signor Paoli. Ti piace Faustina?
— Assai bella. È da mangiarsi? chiese la fanciulla. Anche questi bei fiori di zucchero?
— Senza dubbio; sarebbe una pazzia non mangiarla. Non è cosa che si possa conservare.
— Peccato! disse sua moglie. Però....
— Ma che te ne pare di questo signor Bartolami? l’interruppe suo marito. Permettersi una spesa di questo genere! io ne sono addirittura sbalordito.
— Gliel’avranno regalata....
— Ah!... non credo. Non è possibile. Egli non ha conoscenza di persone che possano fare di questi regali. È una spesa che ha fatto di sua saccoccia. E può essergli costata anche un centinaio di franchi....
— Che dici? Di più.
— Eh!... sì, anche di più. Ma quale spensieratezza! Un impiegato a tremila, con cinque figli.... Basta, aggiunse il signor Paoli, con aria di magnanimità, non si guarda in bocca a cavallo donato, cioè.... voglio dire che non siamo noi che dobbiamo fare i conti sulla sua borsa. Egli può anche rovinarsi, se gli piace. Lascia stare, Faustina; come sei ghiotta! prendi quel pezzo che si è distaccato.
— Quando la mangeremo papà? a tavola?
— Mai più! Che diamine! non mancano che due giorni all’Epifania. Ce l’ha mandata apposta. Faremo una piccola festa. Inviteremo i nostri amici, balleremo. Sei contenta?