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mi narrò la storia che io ho raccontato, e aggiunse che dopo una terribile malattia di molti mesi, si era rassegnata alla perdita di Paolina, di cui aveva ereditata la piccola dote, ed era venuta a Parigi con madama Elisa che l’aveva adottata per figlia. Ma dopo un anno di soggiorno in Francia, aveva abbandonato l’ago pei libri, e ottenendo un posto di maestra di scuola in una casa di educazione femminile, aveva realizzata la migliore e la più insistente delle sue aspirazioni.

— E Luigi? le chiesi io quando ebbe finito.

La giovine non rispose, salì nella sua camera e ne discese poco dopo mostrandomi una medaglia appesa ad una fettuccia azzurra, e una pagina d’un Bollettino militare ove lessi: «Medaglia d’argento al valore militare a Luigi* * * della spedizione dei mille, luogotenente nella brigata Cosenz, morto nella battaglia di Cajazzo al Volturno, il 22 settembre 1860.

Pochi mesi dopo il mio ritorno da Parigi, il mio cuore doveva essere amareggiato da un’altra sventura. — Io amava Marianna come si ama una sorella. — Quella fanciulla si uccise con asfisia nell’inverno del 1864 per una passione d’amore non corrisposta; nè aggiungerò ora cosa alcuna di lei. — I casi della sua vita formeranno argomento d’un altro mio racconto.

Quelle tre creature non erano create per la terra, e Iddio volle farne degli angeli.

Fu, come dissi, nel contemplare un giorno le rovine del coperto dei Figini, che mi venne in mente di scrivere questa istoria, che avea conservato fino allora nel mio cuore