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130 | paolina. |
come ha la forza di rimanervi?... guarda e non vede, ascolta e non sente, vorrebbe allontanarsene e resta immobile a quel luogo, sembra la statua di Niobe vestita da baccante, o una prefica severa che, invece di gemere sopra una tomba, pianga al banchetto della vita che la precede.
Ella non aveva veduto mai nulla di più meraviglioso; aveva danzato in quei piccoli balli da sartine a un quinto piano, dove si secondano colla persona le cadenze invariabili d’un organetto, al lume di due candele sul tavolino; aveva vedute le maschere per le vie, era anche stata al teatro della commedia; ma quello pareale un eliso, e i suoi begli occhi del colore del cielo erravano inquieti sotto la maschera, animati dallo stupore, e cercandovi quelli del marchese, che in quella folla di persone sconosciute considerava oramai come un protettore.
— Siete voi, Paolina? le diss’egli comparendole improvvisamente d’innanzi.
— Sì, rispose la fanciulla, con voce esile e tremante.
— Porgetemi il vostro braccio.
Paolina ubbidì, e il marchese la condusse in giro pel teatro.
— Vedete là.... le disse poi, arrestandosi di sotto ad un palco di primo ordine, guardate, più a sinistra, precisamente nella vostra direzione....
— La contessa....
— Sì, vedete, come ci osserva, e con quale espressione di meraviglia.... Non vi pare che ella sia impallidita? sì, ella ci ha riconosciuti.