Pagina:Tarchetti - Paolina, 1875.djvu/121


paolina. 121


— Sì, disse un’altra volta Marianna, me ne ricordo bene, ma non parliamo ora di queste cose, sono tutte memorie che vi fanno del male; ditemi piuttosto come state.

— Io sto bene, replicò il giovine, ma ho una gran sete, beverei un fiume; stamattina mi pareva che queste muraglie si movessero in giro tutto attorno, vedeva dei fiori azzurri lungo le pareti, delle striscie lucenti che andavano e venivano, il vostro volto, quello di Paolina.... dov’è adesso Paolina?

Marianna pensò che la fanciulla era appunto in quel momento dal marchese, ma aveva avuto proibizione di dirlo, e posta nella necessità di profferire una menzogna, disse sommessamente arrossendo: — alla scuola; voi sapete che non può venire così spesso, dovrebbe perdere una giornata di lavoro.

— Lo so, disse il giovine con un’espressione di tristezza inesprimibile, lo so benchè essa mi abbia dimenticato; e avendogli questo pensiero spremuta dagli occhi una lacrima, vi passò ruvidamente il dorso della mano avvolta nella coperta, con un atto rozzo e sdegnoso.

Marianna, comprendendo quanta amarezza dovesse celarsi nel di lui cuore per questo sospetto, si sentì oppressa da uno sconforto non meno doloroso, e appena ebbe la forza di dire: — quanto siete ingiusto Luigi, quanto ci fate soffrire!

— Soffrire!... disse il giovine con voce spaventevole, e fissando i suoi occhi immobilmente in quelli di Marianna, soffrire.... è una parola che ascoltiamo assai spesso, ma sa-