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102 | paolina. |
loro lavoro, se Luigi potesse riavere la propria libertà, non vi sarebbe posizione sociale, per quanto elevata, che esse desiderassero mutare colla loro; ma come si può rinunciare ad un amante, come ad un fratello?
Vi sono certi cuori che si fanno di un affetto solo l’oggetto di tutte le loro aspirazioni, lo scopo di tutte le loro opere, il fine unico ed immediato della loro esistenza. Io credo che costoro sieno quelli che amano con maggiore intensità di passione, gli unici forse che traggano dall’amore i godimenti più puri e più squisiti; ma gli unici senza dubbio che ne sieno meritevoli. L’incostante, come colui che non sa amare, non è mai amato; egli porta con sè la punizione della sua colpa, e si arrovella d’inspirare un affetto intenso e durevole che non saprebbe alimentare e serbare. La molteplicità delle passioni amorose non è già quella che ci faccia conoscere le dolcezze del sentimento sublime dell’amore. Vi furono alcuni che amarono una sol volta, talora senza palesarlo, e che pure le conobbero: Lasailly che muore impazzito d’amore in un ospedale, serrandosi alle labbra un mazzetto di viole avvizzite, amò per lunghi anni una donna sconosciuta, e che forse ignorava quella passione di cui l’infelice aveva voluto morire.
Se l’affetto di Paolina era calmo e soave, aveva però in sè quella forza di durata che è straniera a tutte le passioni veementi: esso non aveva la pompa delle grandi passioni, ma ne aveva tutto il vigore; era uno di quegli affetti ingenui e pudichi che amano di avvolgersi nel mistero, che rifuggono dalle labbra per rimaner celati nel cuore, alla cui