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88 | fosca |
— Da lei! Quando?
— Subito.
— E come?
— Sapete che io abito nella stessa casa; l’appartamento di Fosca comunica col mio mediante un uscio che è chiuso, ma che mi sarà facile aprire, ancorchè non ne abbia la chiave. Ella lo sa; le ho parlato di questo progetto, è lei che mi ha pregato a comunicarvelo. Basterà che io dia ordine di lasciarla sola perchè anche suo cugino si astenga dal venirci. Credo che non vi sia altro mezzo di salvarla, e immagino che non vorrete astenervi dall’usarne.
— Ma, e poi?
— Quando la sua malattia sarà tornata allo stato normale, vedremo. Intanto...
— Dovrò prometterle di amarla?...
— S’intende, e con quanta maggior dolcezza potrete.
— È una cosa terribile.
— Lo immagino, diss’egli prendendo il suo cappello. Ve ne aveva avvertito io, ve ne ricordate?
— E perchè me ne avevate avvertito? Forse che ella ha fatto altrettanto con altri? Come avevate fatto a prevedere?...
— La sua condotta è irreprensibile, diss’egli, ed è ciò che forma il mio stupore; io solo posso comprendere ciò che le costa questa condotta! Ma in quanto a ciò che è successo con voi lo aveva immaginato. Noi siamo gente rozza, tipi grossolani, non ne era il caso, ci vogliono altre donne per noi. Essa ha mente colta, una spirito delicato e romantico; voi eravate l’uomo fatto a posta; l’ho detto a me stesso appena vi ho veduto: ecco l’uomo! Figuratevi, conosco quella donna da cinque anni. Voi siete un bel giovine, e la bellezza è cosa che si sconta quasi altrettanto come la bontà. Buoni